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“Il samaritano ci insegna molto: si ferma, guarda e si fa carico”.

Il 16 marzo scorso il grande incontro di Famiglie per l’Accoglienza Abruzzo e Molise con Luca Fortunato, responsabile della Capanna di betlemme a Chieti: il racconto di Marco.

E’ stato splendido l’incontro di sabato 16 marzo  con Luca Fortunato, 37 anni, che gestisce, per la comunità Papa Giovanni XXIII, la “Capanna di Betlemme” di Chieti, un luogo che, come a Nazareth, accoglie tutti coloro che non sanno dove andare e non hanno nulla da offrire, disabili, senza tetto, papà separati, sfrattati, donne vittime di violenza con figli.

Luca è stato accompagnato da una sua cara amica, Concetta, affetta da tetra-paresi spastica e costretta su una sedia rotelle, la quale da diverso tempo vive con lui risultando di grande aiuto per tutte le persone accolte nella casa.

Luca ci ha spiegato come i veri educatori sono proprio le persone con disabilità gravi perché sono capaci di indicare, far vedere ciò che i ‘normali’ non riescono. Sono ‘portatori sani’ di senso della vita, di capacità di stupirsi, testimoni importanti di forza d’animo nella fragilità. “Il male presente nel mondo, che ha fatto fuori Dio, considera i disabili come ‘scarti’, invece per noi”, dice Luca, “sono la ‘testata d’angolo’ della vita”. A questa certezza è arrivato attraverso una lunga esperienza che è iniziata da quando la madre a 14 anni l’ha indirizzato a fare volontariato come lei in un’associazione per disabili. Fare con continuità volontariato gli ha permesso di imparare uno sguardo nuovo su tutta la vita.

“Dio”, ci ha detto Luca, “fa le cose perfette per la nostra vita ed ha pensato per noi una pedagogia straordinaria: nel Vangelo il samaritano ci può insegnare molto, perché non fa finta di niente (cosa che invece è la nostra tentazione) ma, invece, si ferma, guarda e si fa carico. Avere compassione significa simpatia, così l’altro ‘si sente una meraviglia’. La paternità, la possibilità di essere padre di qualcuno, è un grande dono che abbiamo, da non tenere per sé, che cambia la vita di molta gente.

Lo scopo della Capanna di Betlemme, che accoglie parecchie decine di persone con 40 volontari esterni e 7 interni, è quella di restituire dignità attraverso un’amicizia. Ce lo ha insegnato Gesù che ha scelto di abbassarsi, di lavare i piedi per dare dignità. Ma Lui ha invitato a non fare queste cose solo agli amici: il nostro desiderio è essere amati, ma, quando si riceve e basta, un pezzo del cuore è insoddisfatto, perché per avere la pienezza occorre donare e non solo a chi ci piace, ma a tutti, anche agli estranei ed anche se non meritano”.

Luca ritiene che possiamo fare cose grandi solo se abbiamo una vita interiore, cioè attraverso una tensione continua verso Dio durante l’intera giornata. L’amicizia con le persone del cammino di fede e con cui condivide l’opera è essenziale. Conclude Luca: “Laviamo i piedi gli uni agli altri perché in cordata si arriva più in alto, dobbiamo amare chi il Signore ci ha messo accanto, senza scartare nessuno; solo attraverso i fratelli possiamo compiere dei passi, occorre sceglierli sempre tutti giorni, perché non si può fare da soli”.

Abbiamo tutti una chiamata ad essere felici: questa può essere la sintesi dell’invito che Luca ha fatto ai numerosi presenti, che, commossi e in un silenzio teso e carico di attenzione, l’hanno ascoltato per quasi due ore di incontro ponendo anche molte domande, concludendo la serata a cena in un clima di vera festa.

Marco Bulferi