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Quelle orme sono il popolo di Famiglie per l’Accoglienza che ci precedono e ci seguono

“Le impronte [sulla sabbia] che li precedono e che li seguono sono il popolo di Famiglie per l’Accoglienza che è con loro” sottolinea Claudio Tadiotto, presentando la foto di Samuela e Damiano e dei loro figli che era presente nella mostra.

E’ sabato 29 aprile, verso sera, ore 18:00, nella Chiesa di San Giovanni a Bassano del Grappa dove si è tenuta la serata evento in occasione della Mostra per i 40 anni di Famiglie per l’Accoglienza, dal titolo “Non come ma quello: la sorpresa della gratuità”, che dal Meeting di Rimini è arrivata a Bassano.

Il fotografo Claudio Tadiotto e il pianista e compositore Marcelo Cesena sono due dei 14 artisti che con il loro coinvolgimento e le loro opere hanno contribuito alla realizzazione di questa mostra, e che sabato hanno portato la loro arte e la loro testimonianza insieme al racconto “vissuto” dell’accoglienza di Luisa, Lucia e Cristina.

“La prima cosa che mi ha colpito di questa proposta”, dice Cesena, “è il coraggio che gli amici di Famiglie per l’Accoglienza hanno avuto. Loro erano così sicuri della bellezza che stavano sperimentando, che erano certi che sarebbe emersa.”

Quando mi sono approcciato al brano,” continua Cesena, “la prima parola che mi è venuta in mente è la parola “attesa”, ma poi confrontandomi con alcuni amici di queste famiglie, mi hanno spiegato che la vostra attesa non è mancanza di un figlio, ma desiderio di capire la volontà di Dio sulle vostre vite. Quindi ho deciso di fare un brano sul SI, che queste famiglie dicono e hanno detto.”

Paola Jannon, Presidente di Famiglie per l’accoglienza Veneto che ha condotto la serata, ha fortemente voluto questa mostra a Bassano per raccontare la bellezza dell’accoglienza e l’esperienze che queste famiglie vivono. “E’ per rispondere alla domanda ‘mi vuoi bene?’ che tutti abbiamo,” ha detto, “che ci facciamo compagnia tra famiglie accoglienti.”

“Tutti noi, ” ha detto Luisa, madre e nonna adottiva, “vorremmo vivere in un mondo dove ci si possa sentire a casa. Questa è l’accoglienza”.

Paola Jannon ha poi ripreso le parole di Samuela, che con la sua famiglia ha ospitato a casa sua il fotografo Tadiotto. “Mentre passeggiavamo per la città con Claudio che ci ha fatto le foto, mi ha stupito perché ad un certo punto ci ha detto “Ho già del buon materiale!”. Io mi sono chiesta cosa avesse fotografato per dire così. Poi mi è stato chiaro. C’eravamo noi in quella foto, ma lui vedeva qualcosa di più grande e più perfetto e ci diceva: guarda anche tu così’.”

“Mia figlia più grande che ha desiderato tantissimo sua sorella, ad un certo punto ha avuto un periodo faticoso, difficile.”, ci ha detto Maria Cristina. La sorella che tanto aveva desiderato stava sempre attaccata alla mamma e la mamma aveva meno tempo per lei. Poi, invece, due anni circa dall’arrivo della piccola, mentre stavamo cenando tutti insieme, di colpo, inaspettatamente la grande ci chiede: Ma voi, avete intenzione di adottare di nuovo? E guardando il nostro stupore e il nostro smarrimento continua: ‘Beh, perché se non lo fate voi, lo farò io quando sarò grande!”

Una proposta per tutti, come ci ha detto Lucia. “Famiglie per l’Accoglienza non educa solo chi accoglie, ma chiunque, perchè insegna a guardare ad ogni cosa che accade come ad un dono”.

“Ma che ne è di persone, ragazzi, bambini” ha detto ancora Paola, “che vivono esperienze di abbandoni e rifiuto senza qualcuno che si faccia carico dei loro dolori? Che pianga per e con loro, che si dedichi e si prenda a cuore le loro vicende e che possa rispondere a questa stessa domanda con: ‘Si, io ti voglio bene!’?

La serata e mostra hanno fatto vedere come possibile e sperimentabile che ci sia qualcuno che scorge, tratta e condivide una dedizione così.